La moto è carica all'inverosimile, non era preparata per questo tipo di percorso, ma come al solito si comporta benissimo. Decido di continuare per questa strada e cercare il Pantavrehi, un fiume che attraversa delle gole in mezzo la natura e con cascate bellissime. Mi dicono che Pantavrehi significa "piove sempre", probabilmente dalla costante discesa d'acqqua delle cascate. Per fortuna ho con me acqua, cibo e la tenda. Ovunque mi debba fermare ho il necessario per dormire e mangiare. La prima sosta è a Roska, per indicazioni; qui trovo un gruppo di tedeschi anche loro alla ricerca del fiume. Avute le indicazioni ci dirigiamo verso il fiume. Le strade peggiorano, grossi massi, canali e rocce di tutte le misure invadono la strada, discese e tornanti non si fanno mancare. Finalmente, dopo circa due ore arriviamo in riva al fiume. Alla fine di un canyon un ponte di legno attraversa il fiume portandoci sulla riva dove pianto la tenda. Una rinfrescata nel fiume, poi a cucinare prima che il buio cali. La notte è tranquilla e fresca, anche un pò troppo per il mio sacco a pelo estivo. Il mattino seguente, di buon ora, ci avviamo lungo il letto del fiume per raggiungere le cascate. L'acqua è fredda e ribolle in mille piccoli gorghi, in alcune zone arriva fino al petto ma il sole riscalda e asciuga subito. Il silenzio è rotto solo dal canto degli uccelli e dal sottofondo del fiume, lo spettacolo indescrivibile, così come i profumi. Arriviamo alle cascate, cosa dire... è per questo che viaggiamo. Tornati al campo ci separiamo, loro vanno verso Roska di nuovo, io continuo sullo sterrato per arrivare sulla costa, voglio arrivare a Volos. Altri tre giorni di sterrato mi portano nel cuore della Grecia, nessun turista, solo paesini di due tre case sperse sulle montagne, campeggio in riva a fiumi e laghetti in perfetta solitudine. Arrivo finalmente a Lamia e mi dirigo verso Glyfa, verso la civiltà. Dopo quattro giorni mi faccio una doccia calda e mi levo di dosso tutta la polvere delle montagne greche....